Le piccole patrie nell’Italia del Settecento
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La Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, con il sostegno della Giunta Centrale per gli Studi Storici e in collaborazione con la Società Storica Lombarda e la Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, vuole offrire agli studiosi e al maggior numero possibile di fruitori, non solo agli appassionati di storia locale, una rappresentazione del proprio territorio nei decenni del secondo Settecento, caratterizzati, sul piano politico, dalla dominazione di Filippo e Ferdinando di Borbone, rispettivamente figlio e nipote di Elisabetta Farnese e del re di Spagna Filippo V.
Il progetto, che ha uno scopo divulgativo ed è ancora in corso di attuazione, è ora accessibile online e verrà ulteriormente arricchito nel corso del tempo. Denominato “Piccole patrie nell’Italia del Settecento”, consiste in una serie di otto sezioni, a loro volta suddivise in percorsi e in schede accompagnate da immagini in riproduzione digitale, che consentono al fruitore la possibilità di immergersi nella realtà storica del Ducato borbonico di Parma, Piacenza e Guastalla sotto tanti punti di vista: politico-istituzionale, amministrativo, economico, culturale, sociale, artistico e religioso.
Le otto sezioni sono un tentativo di esplorare la vivacità e la complessità del mondo di allora: nella prima, “Origine e composizione dei ducati”, viene tracciata la vicenda storica che portò alla formazione dello Stato (in particolare in seguito al trattato di Aquisgrana siglato nel 1748); inoltre in questa sezione sono presentate le figure dei regnanti e ci si sofferma sull’immagine del potere veicolato attraverso i palazzi costruiti a Parma, Piacenza, Guastalla e in altri centri come Colorno, sede della famosa reggia e del parco che la circonda. La seconda sezione, “Istituzioni politiche e religiose”, riguarda l’amministrazione civile, quella militare e i rapporti fra Stato e Chiesa. La terza, intitolata “Istituzioni culturali”, affronta i temi legati ai siti archeologici, ai musei, alle biblioteche, all’insegnamento scolastico e universitario, così come anche alla diffusione delle notizie mediante avvisi e periodici. La quarta sezione fa luce sull’“Arte” nei suoi vari linguaggi: dall’architettura alla scultura, dalla pittura alle altre forme espressive. La quinta, “Scienza e medicina”, è destinata a raccogliere percorsi sui progressi dell’astronomia, della meteorologia e della botanica, sulla lotta al
vaiolo, sulle riviste mediche, sull’Academia hospitalis, sugli studi di Francesco Maria Lorenzo
Gennari riguardanti il cervello (grazie a un contributo del prof. Giacomo Rizzolatti) e sulla farmacopea ospedaliera del Settecento. La sesta, “Arti e mestieri”, ricostruisce il panorama delle corporazioni professionali e propone una serie di approfondimenti su particolari mestieri, come quelli itineranti praticati nelle zone appenniniche. La settima, “Usi, costumi e moda”, illustra le relazioni dei viaggiatori, la pratica della danza, l’influenza della moda francese in numerosi ambiti dell’esistenza e cerca di ricostruire, attraverso varie fonti, le feste di corte e quelle popolari.
L’ultima sezione, “Personaggi”, raccoglie schede biografiche relative alle personalità più note del contesto ducale (il ministro Guillaume Du Tillot, il padre Paolo Maria Paciaudi, Pietro de Lama, il tipografo Giambattista Bodoni, il governatore Moreau de Saint-Méry). Una sezione a parte è invece
dedicata alla bibliografia, per consentire agli interessati ulteriori approfondimenti e ricerche. Rispetto alle tre città principali dello Stato, Parma, Piacenza e Guastalla, gli argomenti vengono trattati sia in maniera congiunta, sia in maniera distinta, perché i tre capoluoghi presentavano elementi comuni ma anche aspetti originali e peculiari: Parma, come già nella precedente epoca farnesiana (1545-1731), svolse il ruolo di capitale del Ducato; Piacenza ricoprì funzioni economiche e commerciali preminenti, mentre Guastalla entrò a far parte dello Stato solo a partire dal trattato di Aquisgrana, dopo essersi staccata dal ducato di Mantova. Del resto i Farnese prima e i Borbone poi non annullarono queste individualità, ma anzi rispettarono e conservarono l’identità delle realtà locali, mantenendo, sul piano legislativo, per esempio, gli statuti comunali. Il territorio – che costituiva uno Stato-cuscinetto incuneato fra diverse entità politiche – fu comunque investito da stimoli provenienti dal resto d’Europa, in particolare dalla Francia, dalla Spagna e dall’Austria, accolse personalità straniere e progredì non solo nella mentalità, ma anche in tanti ambiti dell’esistenza, relazionandosi con gli Stati di Milano e Modena, a cui sono dedicati i percorsi paralleli a questo, nell’ambito del progetto “Le Piccole patrie del Settecento”.
Il progetto coinvolge un comitato scientifico composto da esperti che elenchiamo in ordine alfabetico, coordinati da Leonardo Farinelli e Federica Dallasta: Maria Giovanna Arrigoni, Elisa Bertazzoni, Giuseppe Bertini, Luisella Brunazzi, Ivan Cantoni, Annamaria Carini, Manuela Catarsi, Emanuela Colombi, Federica Dallasta, Andrea Errera, Leonardo Farinelli, Alessandro Malinverni, Carlo Mambriani, Roberto Montali, Giancarlo Monticelli, Daniela Morsia, Paolo Moruzzi, Valeria Poli, Anna Riva, Giacomo Rizzolatti, Alice Setti, Corrado Truffelli, Raffaele Virdis, Mario Zannoni, Davide Zeppellini.
Leonardo Farinelli – Federica Dallasta